L’analisi prende spunto da una puntata di Report trasmessa da RAI 3 il 13 aprile 2020 e che è
possibile rivedere qui:
In tale trasmissione si è fra l’altro presentata con molta enfasi l’ipotesi avanzata in uno scritto della Società italiana di Medicina Ambientale (Sima) secondo cui il settore zootecnico in quanto produttore di PM10 (particolato atmosferico con diametro minore o uguale a 10 micron) sarebbe all’origine della diffusione del virus Covid19 (Sima, marzo 2020).
Durante la trasmissione si è anche citato un report dell’Italian Aerosol Society (20 marzo 2020) che smentisce in modo deciso quanto affermato da Sima.
Occorre peraltro segnalare che nella puntata di Report sono anche stati messi in luce una serie di problemi tuttora esistenti nei sistemi di smaltimento dei liquami zootecnici, rispetto ai quali ha tuttavia adombrato l’ipotesi che la soluzione stia nella pratica della zootecnia al pascolo. Tale soluzione è a nostro avviso del tutto incompatibile con la realtà di un sistema produttivo cerealicolo-zootecnico intensivo come quello padano che è a nostro avviso pienamente in grado di conciliare intensità produttiva ed esigenze ambientali grazie a un uso accorto dell’innovazione tecnologica.
In relazione alla trasmissione di Report resta infine una domanda di fondo: come mai parlando di PM10 e dei possibili legami dello stesso con il Covid19 si è appuntata l’attenzione proprio sul settore agricolo, responsabile del 27% e del 19% delle emissioni di PM10 lombarde ed emiliano-romagnole e non sugli altri settori produttivi (trasporti, energia, riscaldamento, ecc.) che sono nel loro complesso responsabili del 73% delle emissioni di PM10 lombarde e dell’81% di quelle dell’Emilia Romagna? E’ una domanda cui non siamo in grado di dare risposta e che riteniamo comunque utile lasciare alla riflessione dei lettori.
STUDIO SCIENTIFICO DEL PROF. MARIANI DELL’UNIVERSITA’ DI MILANO
Conclusioni
Sulla base di quanto emerso dall’analisi effettuata è possibile affermare che:
– l’agricoltura contribuisce ai PM10 secondari con l’NH3 che tuttavia nulla potrebbe se non si associasse agli NOx prodotti dagli altri settori economici (industria, trasporti, energia, riscaldamento, ecc.)
– negli ultimi decenni gli altri settori hanno manifestato riduzioni nell’emissione dei precursori dei PM10 che sono più sensibili rispetto a quelli fatti registrare dal settore agricolo (Sandroni, 2020)
– da ciò discende che è necessario che l’agricoltura sia incentivata a un percorso virtuoso fondato sull’innovazione tecnologica e adeguatamente supportato da esperti
– fra gli interventi sono a nostro avviso prioritari la gestione degli effluenti in stalla, la copertura delle vasche e l’interramento dei reflui in modo da evitare dispersioni in atmosfera di ammoniaca.
Quest’ultima dovrebbe il più possibile raggiungere il terreno ove rappresenta un nutriente
fondamentale per le piante coltivate, la cui perdita in atmosfera costituisce un danno non solo a
livello ambientale ma anche economico per le stesse aziende agrarie.
– quanto sopra detto è importante anche per quanto riguarda gli impatti sulle acque, ove NH3 ossidata a nitrato contribuisce in modo sensibile ai processi di eutrofizzazione
– occorre altresì rimarcare che sono da rifiutare fughe all’indietro come l’espansione della zootecnia di pianura al pascolo, che oltre a essere insostenibile sul piano economico condannando il settore alla più totale marginalità renderebbe ingovernabili i flussi di ammoniaca – per promuovere una razionale gestione degli effluenti zootecnici potrebbe a nostro avviso rivelarsi utile la gestione dinamica degli inventari delle emissioni di NH3 da realizzarsi stimando il
contributo aziendale in base alle modalità reali di gestione degli effluenti in stalla, nelle vasche di raccolta e in campo
In futuro ci proponiamo infine di effettuare alcune ulteriori verifiche sui qualitativi di NH3 emessi dagli allevamenti zootecnici e stimati dall’inventario INEMAR (paragrafo 6) anche alla luce di quanto emerge dalla bibliografia più recente.
approfondimenti
Vedi anche la pagina dell’orientamento alla professione di Perito Agrario
LA COMPETENZA IN MATERIA CATASTALE È DEI PERITI AGRARI
PERITO AGRARIO E AGROTECNICO – DIPLOMI EQUIPOLLENTI SOLO PER I CONCORSI PUBBLICI
**La presente attività formativa – non è organizzata e gestita dal collegio di Milano – per ogni richiesta informativa rivolgersi al Collegio Organizzatore/ente formativo proponente.
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