PAC post 2020, Policy brief: rinnovabili e gestione del rischio strumenti per la mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico
Nel novembre 2019, sono stati resi pubblici i policy brief prodotti da un apposito tavolo tecnico predisposto in seno al MIPAAF e composto da esperti Rete Rurale Nazionale e dell’AT al PSRN 2014-2020 Misura 17, al fine di supportare la redazione del futuro Piano Strategico (PS) della PAC post-2020.
I cambiamenti climatici e la pressione esercitata sulle risorse naturali rappresentano le principali sfide che il settore primario dovrà affrontare nel prossimo futuro: da un lato salvaguardare la produttività, la qualità delle produzioni e la sicurezza alimentare, dall’altro fornire il proprio contributo nella mitigazione e nell’adattamento ai cambiamenti climatici. Per questo, tra i propri obiettivi, la riforma della PAC post 2020 si propone di rafforzare la tutela dell’ambiente e l’azione per il clima per contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Unione europea, che già risponde agli impegni dell’Accordo di Parigi e che condivide gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
L’analisi del contesto italiano in relazione all’Obiettivo specifico (OS4) viene sviluppata nel quarto dei Policy brief, realizzato dagli esperti della RRN nell’ambito del percorso di costruzione della Strategia nazionale e funzionale alla definizione della conseguente analisi SWOT.
IL TREND DELLE EMISSIONI E DEGLI ASSORBIMENTI DI GAS SERRA IN ITALIA
Dal 1990 al 2017 l’andamento delle emissioni di gas serra in agricoltura, in particolare di metano e protossido di azoto, ha mostrato un trend di riduzione dell’11,5%. Tale flessione si attribuisce a una concomitanza di fattori, quali la crisi e la riduzione della consistenza zootecnica, ma anche all’effetto diretto di normative ambientali più stringenti che hanno portato al minor impiego di fertilizzanti di sintesi, alla diffusione di pratiche di razionalizzazione degli allevamenti e di gestione delle deiezioni animali, nonché di meccanismi di incentivazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Analizzando le emissioni per singola categoria (come riportate nel NIR 2019, in base alla metodologia IPCC di riferimento per la contabilizzazione delle emissioni), si evince che l’impatto emissivo più significativo resta ancora a carico del comparto zootecnico e principalmente dei processi connessi alla fermentazione enterica e alla gestione delle deiezioni animali; secondariamente è invece imputabile alle emissioni prodotte dai suoli agricoli, dalla gestione delle risaie e, in misura minore dalle altre categorie considerate.
Di contro, tuttavia, e di particolare rilevanza sul saldo complessivo delle emissioni, è il contributo degli assorbimenti legati alla conversione delle terre coltivate in pascoli e, secondariamente, alla gestione delle terre coltivate. Su quest’ultima categoria, infatti, un recente studio ha confermato come modalità di gestione sostenibili dei suoli agricoli (agricoltura biologica, integrata, conservativa ecc.) possano invertire lo scenario da emissivo ad assorbimento netto.
Emissioni di gas serra (escluso CO2) dal settore agricoltura (indice base 1990=100)
NB: Le categorie bruciatura stoppie, applicazione urea e calcitazione non sono state considerate
Fonte – elaborazioni su dati Ispra – NIR 2019
LA PERDITA AGRICOLA CONNESSA ALLE CALAMITÀ NATURALI
Nella proposta per la futura PAC, la gestione del rischio si conferma essere uno dei fattori chiave per tutelare la redditività e la competitività delle imprese agricole, fermo restando la necessità di potenziare gli strumenti di cui dispone e di facilitarne l’accesso da parte degli imprenditori agricoli. L’analisi sui dati assicurativi ha infatti rilevato, per il periodo 2015-2018, un incremento significativo dei quintali di produzione danneggiata a fronte, invece, di un contenuto aumento dei quintali di produzione assicurati. L’incidenza dei danni è infatti passata dal 30% circa del 2015 al 53% nel 2017, fino al 51,3% del 2018. Il 2017 ha registrato le perdite maggiori: i danni alla produzione agricola hanno raggiunto quasi il 58% della produzione totale nazionale assicurata.
Altrettanto nero il 2018, dove le perdite economiche hanno raggiunto i 3,2 miliardi di euro per l’intero territorio nazionale.
Gli impatti degli eventi estremi, su dati delle declaratorie regionali accolte dal Mipaaf (D.Lgs. n. 102/2004) mostrano una vulnerabilità negli anni delle aree agricole italiane significativa e costante (tab. 1). Gran parte dei danni sono sulle produzioni e dovuti alla siccità, anche in anni non estremamente siccitosi. Danni su strutture e infrastrutture sono presenti tutti gli anni e sono dovuti soprattutto alle piogge intense. Da evidenziare che la perdita economica rispetto alla PPB nazionale, nel 2017, è stata pari a quasi il 20% della produzione totale e la maggior parte delle regioni ha subito danni per 1.400-4.000 €/ha SAU nei 16 anni considerati complessivamente.
Danni riconosciuti 2003-2018 su SAU tot
Rispetto agli eventi catastrofali – siccità, piogge alluvionali e gelo-brina – e per le sole colture vegetali, emerge che pochi agricoltori si sono assicurati contro tali eventi a causa dell’elevato costo delle polizze agricole agevolate; è però da evidenziare come tra il 2010 e il 2018, la perdita economica da essi derivante ha presentato un’incidenza media di oltre il 50% dei danni. Infine, considerando congiuntamente i dati di origine assicurativa e quelli relativi al FSN, la media olimpica della perdita economica della produzione agricola è stata pari a oltre 463,4 milioni di euro.
INDICATORI AGRO-METEO-CLIMATICI E IMPATTI IN AGRICOLTURA
Lo studio delle relazioni tra le variabili meteorologiche e le diverse componenti dell’agroecosistema ha assunto un ruolo sempre più importante nella pianificazione agricola, a causa della maggiore variabilità meteorologica di questi ultimi anni, e in particolare della crescente diffusione e intensificazione dei fenomeni estremi. È importante, quindi, che le scelte di politica siano evidence-based partendo dalle analisi di contesto all’individuazione dei fabbisogni e degli obiettivi specifici. Per tali motivi, sono stati analizzati i principali eventi estremi con impatti in agricoltura e il loro trend nel periodo 2003-2018 rispetto al clima (1981-2010) (dataset ERA5 del programma europeo Copernicus)[1] .
L’indicatore di siccità in agricoltura (Standardizedprecipitationevapotranspiration index – SPEI a 6 mesi) evidenzia diversi fenomeni estremi nel 2003 e nel 2017, altri più moderati in altri anni.
SPEI a 6 mesi 2003 – 2018
Fonte: elaborazioni CREA – AA su dati Copernicus
Le ondate di calore sono in aumento negli anni, con picchi fino a 27 giorni, in anni non tutti risultati siccitosi (2011, 2015, 2018), mentre risultano sempre meno intense le ondate di freddo, così come le gelate tardive.
Le precipitazioni intense interessano mediamente il 20% della pioggia caduta nell’anno e si verificano tutti gli anni, quindi non sono affatto un fenomeno raro da un punto di vista statistico (alta esposizione).
Quantità di piogge intense nel periodo 2003-2018 (mm/anno)
Fonte: elaborazioni CREA – AA su dati Copernicus)
Infine, le date di inizio fioritura sul campione della vite, evidenzia una alta variabilità, con un generico aumento dei casi di anticipo delle date di inizio.
PRODUZIONE DI ENERGIA RINNOVABILE DA BIOMASSE AGRICOLE E FORESTALI
Secondo i dati di Terna[2] 2018 la produzione di energia elettrica e combinata (energia elettrica e calore) prodotta grazie al settore agricolo e forestale ha fatto registrare un incremento, tra il 2011 e il 2015, soprattutto grazie al contributo delle biomasse solide e al biogas generato da attività agricole e forestali.
Produzione di energia elettrica e combinata da agricoltura e foreste in Italia (GWh)
N.B.: La porzione di rifiuti solidi urbani biodegradabile dovrebbe essere in parte scorporata, secondo le indicazioni contenute nelle fiches degli indicatori di contesto proposte dalla commissione.
Fonte Terna 2018
Degno di nota è l’aumento di produzione di biogas da deiezioni animali che è passato da 361 GWh nel 2011 a 1.237 GWh nel 2018, anche per il duplice beneficio, da una parte produzione di energia rinnovabile e dell’altra, riduzione di emissioni causate dallo spandimento delle deiezioni nel terreno.
Nel settore termico, se consideriamo anche i consumi diretti oltre alla produzione di calore, il 65,5% dell’energia termica prodotta da fonti rinnovabili pari a 81.225 GWh, viene generata grazie alle biomasse solide diverse dai rifiuti (GSE 2019) provenienti per la maggior parte dal settore forestale.
A causa degli scarsi prelievi forestali nazionali, l’Italia utilizza solamente il 37,4% dell’incremento annuo di volume (RAF, 2019[3] ), mentre la media europea è approssimativamente del 66% (ForestEurope 2015), per soddisfare il fabbisogno nazionale di legna da ardere e pellet si ricorre principalmente alle importazioni. Particolarmente emblematico è il bilancio di produzioni/importazioni del pellet, nel 2017 a fronte di 92 mila tonnellate prodotte (4,6%) (RaF, 2019) sono state importate 1.895 tonnellate (95,3%) (JFSQ, 2018).
UTILIZZO DI ENERGIA DA AGRICOLTURA FORESTE E INDUSTRIA ALIMENTARE
I consumi diretti di energia comprendenti l’uso di combustibili e di elettricità delle aziende agricole e forestali, hanno fatto registrare una lieve flessione negli ultimi anni passando da 32.994 GWh nel 2009 a 30.820 GWh nel 2016 (Elaborazioni ENEA). Tali riduzioni non sono sufficienti se si vuole rispettare il processo di trasformazione da una agricoltura tradizionale ad una sostenibile, soprattutto a causa dell’energia consumata per: l’alimentazione delle macchine agricole, per azionare i meccanismi di irrigazione e per la climatizzazione delle serre.
Consumi finali di energia in agricoltura e foreste (GWh)
Nord: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino A. A., Veneto, Friuli V. G., Liguria, Emilia-Rom.
Centro: Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise
Sud: Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna
Fonte: Elaborazioni Enea
Il consumo di energia dell’industria alimentare si è ridotto di circa il 20% negli ultimi anni, passando da 33.843 GWh nel 2010 a 27.214 GWh nel 2017 (ENEA 2019) ma restano ancora elevati i consumi per il confezionamento dei prodotti agricoli pronti all’uso e quello per la produzione dei surgelati.
CARBONIO ORGANICO NEL SUOLO
Il carbonio oltre ad essere la componente organica principale presente nel terreno, è di fondamentale importanza per tutti i processi che avvengono nel suolo, nello specifico: influenza la struttura, contribuisce alla stabilità degli aggregati, rende disponibili i nutrienti, e favorisce la ritenzione idrica e la resilienza.
La capacità del suolo di trattenere la sostanza organica dipende da fattori naturali come: il drenaggio del suolo, le condizioni climatiche e la topografia del terreno; e da fattori antropogenici come: le pratiche colturali e la coltura praticata.
I dati disponibili sul contenuto di carbonio nel suolo, coerenti con le indicazioni dettate dalla Commissione Europea e omogenei a livello nazionale che sono stati presi in considerazione appartengono a due studi: il Soil organic carbon stock assessment for the different cropland landuses in Italy (Chiti et. al. 2012) e i dati del progetto LIFE MEDINET[4].I dati del primo studio sono riferiti all’anno 2000 mentre i dati del progetto LIFE Medinet, provengono da 766 profili di terreno realizzati in Italia per altri studi scientifici pubblicati per la maggior parte tra il 2008 e il 2018. Dal confronto tra i coefficienti di Soil Organic Carbon (SOC) ricavati dai due studi, risulta negli ultimi anni una tendenza generale all’aumento del contenuto di carbonio organico nei suoli agricoli, in particolare nei seminativi, nei suoli vitati e nei frutteti. Al contrario si è leggermente ridotto il contenuto di carbonio nei suoli coltivati a ulivo.
Contenuto di carbonio nei primi 30 cm di suolo agricolo in Italia
NB: I dati di SOC provengono da profili realizzati tra il 2008 e il 2018Fonte: Chiti et. al. 2012 e Progetto Life Medinet
Il lieve aumento del contenuto di carbonio organico nei suoli, registrato negli ultimi anni, è dovuto principalmente alla diffusione di metodi di produzione agricola a ridotto impatto ambientale (ad es. agricoltura biologica, conservativa, ecc.), che si traduce in valori di SOC più elevati, come confermato da uno studio appena pubblicato da ISMEA (consultabile su www.ismea.it).
STRUMENTI E FONTI UTILIZZATI NELLA SUA COSTRUZIONE
Come per gli altri obiettivi specifici, anche nel caso dell’analisi di contesto relativa all’obiettivo specifico 4, si è partiti dallo studio degli indicatori previsti dal PMEF (Quadro di monitoraggio e valutazione della PAC post-2020), basati per lo più su dati di fonte ISPRA, ISTAT, ENEA, nonché dati di letteratura scientifica. Dopo un’analisi in serie storica degli indicatori, ci si è concentrati sui dati della situazione attuale (o iniziale), utili a evidenziare gli elementi per l’analisi SWOT, per i conseguenti fabbisogni e quindi per gli strumenti più opportuni. A tal proposito, si sottolinea che la descrizione degli indicatori presentata nel policy brief fa riferimento alla draft list e relative fishes descrittive proposte nel febbraio 2019 e che il prosieguo dei lavori sui tavoli tecnici potrebbe portare a delle modifiche più o meno sostanziali della composizione degli indicatori.
Nella proposta di regolamento, l’obiettivo specifico 4 si articola in quattro sotto-indicatori, a cui corrispondono specifici indicatori d’impatto/contesto:
- migliorare la resilienza delle imprese agricole (C.44-I.9);
- contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici (C.43-I.10);
- migliorare il sequestro del carbonio (C.43/C.39-I.11);
- aumentare l’energia sostenibile in agricoltura (C.41-I.12).
A questi, si aggiungono ulteriori elementi che sono considerati strettamente connessi alla tematica in oggetto, quali l’utilizzo di energia in ambito agricolo, forestale e agroindustria (C.42) e la gestione del rischio climatico, definito in termini di perdite agricole dirette attribuite alle catastrofi naturali (C.45).
Rispetto all’indice C.44 che, secondo la proposta della Commissione, misura la resilienza del settore agricolo ai cambiamenti climatici attraverso cinque sotto-indicatori di impatto, non è stato possibile effettuare una trattazione di dettaglio, vista la mancanza ad oggi di dati consolidati per descrivere i trend generali degli indicatori di cui si compone.
Per l’indicatore C.45, al momento della stesura del policy brief, in assenza di una chiara indicazione da parte della Commissione, il monitoraggio delle perdite agricole connesse a calamità naturali è stato effettuato impiegando come base d’analisi i dati relativi agli strumenti assicurativi previsti dalla misura sulla gestione del rischio del PSRN 2014-2020, con particolare riguardo alle polizze assicurative, e ai dati relativi alle declaratorie regionali di danno a valere sul Fondo di Solidarietà Nazionale (FSN).
BIBLIOGRAFIA
‐ Ispra, Greenhouse Gas Inventory 1990-2017, National Inventory Report, 2019
‐ GSE, 2019. Rapporto Statistico 2018.
‐ RaF Italia 2017-2018. Prodotto dalla Rete Rurale Nazionale (RRN 2014-2020); Compagnia delle Foreste (AR). ISBN: 978-88-98850-34-1.
‐ FOREST EUROPE, 2015: State of Europe’s Forests 2015.
‐ UNECE-Joint Forest Sector Questionnaire (JFSQ) sheet JQ1 Production.
‐ Rapporto annuale efficienza energetica RAEE 2019.
‐ Chiti, 2012 (BiolFertil Soils (2012) 48:9-17 DOI 10.1007/s00374-011-0599-4).
SITOGRAFIA
‐ http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni‐ https://download.terna.it/terna/PRODUZIONE-5_8d714f74ef6f6b8.pdf
‐ https://www.gse.it/documenti_site/Documenti%20GSE/Rapporti%20statistici/GSE%20-%20Rapporto%20Statist…
‐ https://www.reterurale.it/foreste
‐ https://www.foresteurope.org/docs/fullsoef2015.pdf
‐ https://ec.europa.eu/eurostat/web/forestry/data/database
‐ https://www.efficienzaenergetica.enea.it/pubblicazioni/raee-rapporto-annuale-sull-efficienza-energet…
‐ https://docs.wixstatic.com/ugd/f00191_91e0f283e11d4d01b4ead2b4b55a7f8f.pdf
‐ http://www.sinanet.isprambiente.it/it/sia-ispra/serie-storiche-emissioni/giornata-di-lavoro-su-stima…
Note
[1] Partendo dalla letteratura scientifica in materia, che ha come riferimento importante i lavori dell’Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC e dell’Expert Team on Climate Change Detection and Indices – ETCCDI, la scelta degli indicatori si è basata sulla disponibilità di dati per il calcolo, la capacità descrittiva delle relazioni tra produzione agricola e meteo-clima; la possibilità di rappresentarli come scarti dal clima.
[2] https://download.terna.it/terna/PRODUZIONE-5_8d714f74ef6f6b8.pdf
[3] RaF Italia 2017-2018 – Prodotto sullo stato delle Foreste e del settore forestale in Italia. Prodotto dalla Rete Rurale Nazionale (RRN 2014-2020); Compagnia delle Foreste (AR). ISBN: 978-88-98850-34-1. https://www.reterurale.it/foreste
[4] Il progetto Life MEDINET ha l’obiettivo di migliorare la trasparenza, la coerenza, la comparabilità, completezza e l’accuratezza dell’inventario delle emissioni e degli assorbimenti dalle terre coltivate e dai pascoli nei Paesi del Mediterraneo.
Isabella Foderà
Laura Rosatelli
ISMEA
Chiara Epifani
Saverio Maluccio
Antonella Pontrandolfi
CREA
http://www.pianetapsr.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2363
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